La tortura infinita

June 20, 2008

Riassunto delle puntate precedenti.
Davide Marasco nasce a Foggia il 28 aprile 2008 ed è affetto dalla Sindrome di Potter: niente reni, piedi torti, niente ureteri e vescica, malformazioni al viso, malformazioni intestinali e anorettali, problemi cardiaci; inoltre, poiché gli è mancato l’ossigeno durante il parto, Davide ha probabilmente riportato anche gravi danni cerebrali. Davide non ha alcuna possibilità di sopravvivenza, ma il Tribunale dei Minori di Bari decide ugualmente di sospendere la potestà dei suoi genitori, nominando tutore il primario del reparto di terapia intensiva degli Ospedali Riuniti.
Dopo un mesetto, e dopo aver fatto un bel po’ di casino, i genitori di Davide ottengono che il Tribunale restituisca loro la potestà sul figlio; il provvedimento, tuttavia, è una specie di scatola vuota, giacché il diritto di decidere viene loro riassegnato a patto che accettino le terapie proposte dai medici senza fiatare, con la minaccia che in caso contrario tale diritto verrà nuovamente sospeso.

Gli ultimi sviluppi

Lunedì scorso le condizioni di Davide si aggravano: il bimbo ha una crisi cardiorespiratoria e viene intubato senza chiedere ai genitori alcun parere; il che, tra parentesi, la dice lunga sullo spirito con cui il diritto di decidere sulla sorte del figlio era stato loro riassegnato.
Ora il bimbo è sottoposto a dialisi e intubato.
La tortura, signori, prosegue.
Gli amanti del genere saranno contenti.

Chapeau, Terminator

May 20, 2008

«La mia libertà finisce dove comincia la vostra». (Martin Luther King)

«Per me il matrimonio è tra un uomo e una donna, ma non voglio obbligare tutti ad andare nella mia direzione». (Arnold Schwarzenegger)

California Dreaming

May 16, 2008

La libertà non è che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù è la certezza di essere peggiori. (Albert Camus)

Capisco che la cosa sta diventando ricorrente, ma per gli appassionati c’è una versione ufficiale anche in questo caso. Qua.

In estrema sintesi, come ho avuto modo di ripetere più di una volta, le cose stanno come segue:

  1. la pillola del giorno dopo non è un presidio abortivo: cionondimeno, numerosi ospedalieri si rifiutano di prescriverla, sostenendo fantasiosamente di esercitare il diritto all’obiezione di coscienza;
  2. i rischi derivanti dall’assunzione della pillola del giorno dopo non sono superiori a quelli legati all’uso di numerosi farmaci da banco: ciononostante, essa può essere acquistata soltanto mediante ricetta medica non ripetibile;
  3. in numerosi paesi europei, nonché negli Stati Uniti d’America, la pillola del giorno dopo è acquistabile senza prescrizione medica.

Stante quanto sopra, e visto che in questo paese avvalersi della contraccezione d’emergenza sembra essere diventata un’impresa titanica, ci siamo presi la briga di mettere online una petizione al Ministro della Salute, affinché anche in Italia la pillola del giorno dopo possa essere acquistata senza ricetta, come un qualsiasi farmaco da banco.
Potete trovare qua una spiegazione dettagliata di quanto ho brevemente sintetizzato nei tre punti che precedono, e qua la petizione da firmare.
Va da sé che la vostra adesione sarebbe oltremodo gradita.
Saluti.

Denunciateli (reprise)

March 20, 2008

Sul Corriere.it di oggi si può prendere visione di un video assai istruttivo: una giornalista, fingendosi alla disperata ricerca della pillola del giorno dopo, compie una vera e propria peregrinazione notturna per gli ospedali milanesi, scontrandosi con una sfilza di medici obiettori più lunga di una processione.
La simpatica avventura ha inizio intorno alle 20:30 e si conclude alle 01:50, allorché il medico di guardia dell’ennesimo ospedale si degna di procedere alla richiesta prescrizione, non senza premurarsi di paventare alla donna una sconcertante serie di gravissimi (quanto fantasiosi) effetti collaterali del farmaco.
L’occasione, come suol dirsi, mi è gradita per ricordare alcuni concetti che sarà bene tenere a mente:

  1. la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo, com’è spiegato chiaramente in questo documento;
  2. poiché la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo, i medici che si rifiutano di prescriverla dichiarandosi obiettori di coscienza commettono un abuso bello e buono;
  3. l’efficacia della pillola del giorno dopo diminuisce in modo esponenziale con il passare delle ore: la circostanza che alla fine della via crucis un ginrcologo abbia accettato di prescriverla, quindi, non vale a sanare le responsabilità di tutti i medici precedenti, in relazione alle possibili conseguenze del ritardo nell’assunzione;
  4. quei medici, di conseguenza, possono essere denunciati per interruzione di pubblico servizio e/o per omissione in atti d’ufficio: il fac simile della denuncia si può scaricare a questo indirizzo;
  5. naturalmente, c’è chi la denuncia l’ha già fatta: date un’occhiata qua per sapere a che punto è arrivato l’iter giudiziario della vicenda.

Voi mi direte: ma non le avevi già scritte, ‘ste cose? A che pro tornarci sopra?
Prima di tutto perché ripetersi, a volte, può essere utile: hai visto mai che qualcuno, e soprattutto qualcuna, non aveva letto l’altro post?
In secondo luogo, per un particolare di questo filmato che trovo a dir poco agghiacciante.
Fateci caso: nella reception dell’ultimo ospedale (quello nel quale viene finalmente fuori il medico che accetta di procedere alla prescrizione) ha luogo un dialogo singolare. La giornalista, infatti, chiede all’infermiera di turno:

“Visto che non usa più chiamare se sono obiettori, possiamo sapere come sono i ginecologi stasera?”

Avete capito? Se i medici sono obiettori, non solo si rifiutano di prescrivere la pillola del giorno dopo (commettendo un abuso), ma non vogliono nemmeno essere infastiditi.
Come ho già detto, gente: svegliamoci, o questi ci si mangiano vivi.
Il bello (o il brutto, fate voi) è che hanno già cominciato a masticare.
Li sentite o non li sentite, i molari?

Quello che vedete nella foto è inequivocabilmente un prete.
Si chiama Don Gallo, ed è il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
A proposito del vespaio che si è scatenato dopo il suicidio del ginecologo del Gaslini, ha avuto modo di dichiarare:

Un medico che si dichiara obiettore non è un medico completo, non dà al paziente una risposta completa.
(…)
Al centro di tutto rimane il principio dell’autodeterminazione della donna.
(…)
La legge 194 è passata attraverso un referendum.
(…)
Sembra che al di fuori dell’etica cattolica non possa esistere alcuna etica, questo non può reggere.

Wikipedia ricorda che Don Gallo, nel corso della sua carriera, ha dovuto subire vari trasferimenti a causa delle sue idee e dei suoi metodi, giudicati sovversivi dalle gerarchie vaticane.
Chissà come lo giudicheranno adesso, quelle gerarchie, un prete che sottolinea l’importanza dell’autodeterminazione individuale, che afferma la legittimità di una legge dello Stato, che nega l’esistenza di un monopolio dell’etica in capo alla Chiesa di cui essi rappresentano il vertice politico.
E chissà cosa ne penserebbero, di quel prete, se sapessero che raccoglie perfino la stima di un miscredente come me.
Magari, chi lo sa, continuerebbero ottusamente a trasferirirlo un’altra volta, e un’altra volta ancora; magari lo faranno davvero, senza il condizionale, e forse, chissà, faranno lo stesso con chi, dopo di lui, si troverà a pronunciare analoghe eresie portando addosso lo stesso abito.
Finché non si renderanno conto, fuori tempo massimo, che aveva ragione lui.
Non può reggere.
Sicuro come la morte, che non reggerà.

Qualche giorno fa vi raccontavo che nel nostro paese possono votare presso il proprio domicilio solo i malati e i disabili in dipendenza vitale da apparecchiature elettromedicali, mentre a tutti gli altri, anche se di fatto non riescono ad allontanarsi da casa per gravissimi motivi di salute, non è concessa la stessa possibilità.
Orbene, prima di tutto vi comunico che è stata elaborata una proposta di legge (che trovate qua) per estendere a tutti i malati e a tutti i disabili il diritto di votare standosene a casa propria.
In secondo luogo, vista l’imminenza delle elezioni, segnalo che le istruzioni dettagliate su come ottenere il voto domiciliare per coloro che attualmente possono usufruirne sono state pubblicate da Soccorso Civile e possono essere consultate a questo indirizzo.
Invito tutti gli interessati a procedere subito, giacché la procedura è complicatuccia e si rischia di non fare in tempo; per qualunque problema, richiesta o difficoltà si può scrivere a questa casella di posta elettronica.
Si pregano i blogger di diffondere l’annuncio, in modo che esso possa raggiungere quante più persone possibile.
Saluti.

Divieto di voto

February 20, 2008

Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 48, comma 1:

Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Mica vero, sapete?
Per esempio, supponiamo che il Signor Rossi sia affetto da una malattia, o sia portatore di una disabilità, e che tale circostanza gli renda particolarmente complicato qualsiasi spostamento.
Vi siete mai chiesti com’è possibile, per il Signor Rossi, andare a votare?
Perbacco, direte voi, potrà votare a casa sua: del resto il voto domiciliare, o per corrispondenza, è una realtà in molti paesi, e talora è possibile esercitarlo anche se non si soffre di alcuna malattia, ma semplicemente perché si preferisce così.
Invece, gente, non è così.
In Italia, amici miei, il voto a domicilio è stato previsto soltanto a partire dal 2006, e non è consentito a tutti i malati o disabili intrasportabili, ma esclusivamente a quelli che vivono “in dipendenza vitale da apparecchiature elettromedicali”.
Quindi, se il Signor Rossi è in carrozzina, se è allettato ma non è attaccato a una macchina, oppure se è semplicemente malato e uscire di casa potrebbe aggravare le sue condizioni, gli si prospetta una comodissima alternativa: o decide di lanciare il cuore oltre l’ostacolo e di raggiungere in qualche modo il suo seggio elettorale, oppure rinuncia a votare.
Inutile precisare che anche i pochi malati e disabili astrattamente ammissibili al voto domiciliare non hanno vita facile: la legge, come accade di consueto nel nostro paese, impone loro una serie di adempimenti burocratici tanto complicati (e talmente oscuri da interpretare) che la maggior parte dei suoi destinatari finisce per rinunciare.
Orbene, non starò qua a tediarvi con una filippica sull’importanza del diritto di voto in un paese democratico (lo sapete già), né a sottolineare quanto sia ipocrita l’atteggiamento dei tanti baciapile che si stracciano le vesti per un embrione e poi se ne strafottono delle persone in carne e ossa (la loro ipocrisia, del resto, è circostanza ormai acclarata); anche se, ne converrete, sarebbe interessante chiedersi perché mai gli stessi signori che concepiscono titoli giornalistici del tipo “Napoli: ucciso bimbo perché malato”, non si adoperino con altrettanta lena a scrivere, magari il giorno dopo, “Italia: migliaia di persone private del diritto di voto perché malate“.
Ma lasciamo stare, altrimenti divago e perdo il filo.
Non starò qua, dicevo, ad annoiarvi con le mie menate; mi limito a ricordare che tra poco ci saranno le elezioni, e migliaia di cittadini, rebus sic stantibus, saranno di nuovo privati del loro diritto politico fondamentale: bella storia, non è vero?
Il comma 4 dell’articolo 48 della Costituzione, lo stesso articolo con il quale l’ho aperto il post, recita:

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

Fatemi un cazzo di favore, signori miei: spiegatemi di quale indegnità morale sono colpevoli, le persone che stanno male.
Grazie.

Soccorso (In)Civile

February 18, 2008

Facciamo mente locale, tanto per riprendere il filo del discorso.
Se sei nata femmina, e se per caso hai bisogno della pillola del giorno dopo, è probabile che ti costringano a girare una decina di ospedali per trovare un medico non obiettore che si degni di prescrivertela.
Se poi finisci per rimanere incinta (perché succede, succede davvero, che una resti incinta per non aver trovato chi gli prescrivesse il Norlevo), e dalla tua ecografia si intravede qualcosa che non va, c’è il caso che facciano i vaghi, ti dicano di non preoccuparti e ti invitino a tornare dopo qualche settimana, in modo da far trascorrere il tempo necessario a renderti impossibile l’aborto terapeutico.
Nel caso in cui tu scampi al trabocchetto (magari perché puoi permetterti un secondo esame presso una clinica privata), e decida di interrompere la gravidanza, è comunque possibile che ti facciano una puntura e poi ti lascino ore nella corsia di un ospedale in preda ai dolori, senza che nessuno si azzardi a toccarti con un dito, perché di tanto in tanto l’unico medico non obiettore dovrà pur riposarsi, e gli altri sono così appecoronati agli anatemi della Curia da non guardarti nemmeno in faccia quando li chiami.
Se poi riesci ad arrivare in fondo, nonostante il vivamaria di ostacoli che ti hanno infilato sotto le scarpe (e non senza esserti ingoiata la lunga serie di umiliazioni e sofferenze che ne conseguono), nulla di più facile che le guardie irrompano nell’ospedale, sequestrino il maltolto e ti facciano un bell’interrogatorio in perfetto stile tenente Colombo; per non parlare della possibilità che qualche autorevole editorialista ti dia dell’assassina sulla prima pagina del suo giornale.
Orbene, si dà il caso che il sistematico e cinico sabotaggio appena tratteggiato non sia la sintesi di un racconto di fantapolitica, ma la cronaca di ciò che accade quotidianamente nel nostro paese.
Lo so che ve l’ho già detto, ma forse è il caso di ripeterlo: c’è qualcuno che si rimbocca le maniche, e cerca di fare quello che può per contrastare questa barbarie con una cosa (una cosa magari piccola, ma che potrebbe diventare una cosa grande così) che si chiama Soccorso Civile.
Questa cosa, amici miei, ha bisogno dell’aiuto di tutti: quindi date una mano, se potete e come potete.
Perché l’altro soccorso, quello Incivile, loro lo stanno già facendo.
E lo fanno alla grande.

Nomenclatore o silenziatore?

February 6, 2008

Sarò sintetico, per quanto la faccenda che debbo raccontarvi me lo consentirà.
Com’è noto, ci sono un sacco di malattie che costringono le persone alla quasi completa immobilità; com’è forse meno noto, tuttavia, esistono dei macchinari che potrebbero consentire a quelle persone di scrivere, parlare, navigare su internet, insomma di continuare a interagire con il mondo esterno, sfruttando alcune minime motilità residue (una mano, un dito, addirittura il movimento oculare).
Ovviamente, si tratta di strumenti che costano cari, e che non tutti (specie le persone malate e disabili, che probabilmente spendono già una quota considerevole del loro reddito per le necessarie terapie e misure di assistenza) possono permettersi: cionondimeno, il Servizio Sanitario non prevede il rimborso per l’acquisto di quei macchinari, condannando di fatto migliaia di malati ad una vera e propria sepoltura nel buio e nel silenzio.
La cosa, ne converrete, è già drammatica di per sé; se poi si analizzano i motivi per cui il rimborso non viene concesso, la vicenda diventa addirittura grottesca: il problema è che il Nomenclatore Tariffario, cioè l’elenco delle strumentazioni rimborsabili, non viene modificato dal 1999, nonostante la legge che lo istituva imponesse di aggiornarlo ogni due anni, e quindi non può contenere l’indicazione di macchinari e attrezzature che in quell’epoca non esistevano ancora.
Il Ministro Livia Turco, dopo aver creato due Commissioni che hanno portato a termine l’opera di aggiornamento del Nomenclatore Tariffario, non si decide a firmare il provvedimento che è già pronto sulla sua scrivania: le persone malate, quindi, rischiano di vedere ancora una volta calpestati i loro diritti, se quella firma (una firma, gente, una cazzo di firma) non verrà apposta prima della fine della legislatura. Alla quale, com’è noto, manca pochissimo.
Cosa si può fare?, direte voi.
Tanto per cominciare, si può scrivere a Livia Turco, unendosi all’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni, cliccando qua. Vuoi vedere che, a forza di ricevere mail, la nostra amica si convince a fare quel ghirigoro su un foglio di carta?
Siamo agli sgoccioli, Ministro: lei che ne dice, restituire la libertà di parola ai malati e ai disabili rientra negli affari correnti?