Post ricevuto da un amico, e volentieri pubblicato.

Scusate il mio stile un po’ messianico. Credetemi, lo faccio senza compiacimento. Se vi dà fastidio, prendetemi con ironia. Da cristiano, sono fissato con la figura di Gesù Cristo. Per me leggere il Vangelo è come essere preso a schiaffi, o ricevere un pugno nello stomaco, o essere svegliati con un secchio d’acqua gelata. È la mia coscienza ad essere svegliata, perché Gesù parla il linguaggio della verità senza compromessi.
Il percorso della verità, quella religiosa, non è un percorso di freddo e distaccato ragionamento, come a dimostrare un teorema matematico o la colpevolezza di un imputato. È piuttosto un percorso di empatia e misericordia, un percorso di commozione e di dolore. È per questo che Gesù parla per parabole e non per sillogismi. E per capire cosa dice il Cristo, bisogna salire con Lui sul Calvario, bisogna aiutarlo a portare la croce per almeno un piccolo tratto, come fece il Cireneo.
È proprio per questo che Madre Teresa di Calcutta diceva che la missione di ogni cristiano è riconoscere Gesù nel proprio prossimo e condividerne il dolore. Perché solo condividendolo potremo capirlo veramente, e veramente provare ad alleviarlo. Ora prendetevi 5 minuti, rilassatevi, respirate profondamente, liberate la mente… e poi cominciate a leggere la storia di Eluana e di suo padre, con calma, senza pregiudizi, senza certezze deduttive… Immedesimatevi in lei, immedesimatevi in lui… ma non troppo, no, perché altrimenti la commozione vi toglierà il respiro, comincerete a piangere, e il vostro dolore si trasformerà presto in rabbia, rabbia contro il diabolico Ferrara, i viziosi teocon, i virtuosi teodem, il severo Bagnasco e perfino il cioioso Ratzinger. Contro tutti quei farisei, perché farisei li avrebbe chiamati Gesù, che invece di immedesimarsi in una donna e in un uomo, invece di volere mettere fine alla loro insopportabile tortura, si immedesimano in Dio (niente di meno!) e pretendono di sapere, attraverso impeccabili e asettici ragionamenti, cosa Egli voglia, giustificati dal fatto che Dio avrebbe incaricato proprio loro (ma che caso!) dell’interpretazione della Sua legge.
Queste persone parlano continuamente di Ciòia… parlano continuamente di Vita. Invece di compassione e morte parlano raramente, forse perché ne hanno troppa paura.

Paolo Di Muccio, logico matematico