Tentazioni

January 19, 2008

«Dopo un’ora che parlavo con lui mi venne voglia di posare il taccuino e di chiedergli di confessarmi». (Vittorio Messori, dal racconto di un’intervista a Joseph Ratzinger)

«La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi». (Indro Montanelli)

Santo prioritario

October 26, 2007

Vittorio Messori sul Corriere della Sera:

Se è lecito, dunque, (e per capire), un aneddoto personale. Una spastica grave che non ho mai visto di persona ma con la quale intrattengo da decenni un rapporto epistolare, molto imparando dal suo sensus fidei. La sua desolazione, anni fa, per il ritardo nel ricevere posta, a causa di miei viaggi e di superlavoro, il suo rivolgersi a padre Pio, di cui è ovviamente devota, e l’immediato, forte profumo di fragola che è per lei il segno di essere stata ascoltata. Il mattino dopo, ecco la lettera. Ma, dall’annullo sul francobollo, risultava spedita il giorno stesso, soltanto un’ora prima: e tra le nostre case corrono più di 300 chilometri. L’esclusione, da parte del direttore dell’ufficio, che fosse possibile un errore nel timbro, errore impensabile ma che, comunque, avrebbe portato a un ritardo, non a un anticipo della data. Poco tempo dopo, una mia visita a un convento lombardo di cappuccini, l’incontro con un vecchio frate che fu a lungo segretario del Santo, sul Gargano. Al racconto dell’episodio, nessuna sorpresa ma un gesto di condiscendenza: «Roba normale, niente da stupirsi. Quando aveva una lettera che gli stava a cuore, mi diceva di metterla nella buca in piazza: ma al recapito provvedevano gli angeli custodi. Un’ora dopo, puntualmente, arrivava». Che fare, con un tipo così?

Be’, l’ideale sarebbe farci un francobollo.
Come dite? Già fatto?
Ah ecco, dicevo io…

Vittorio Messori illustra in un’intervista alla Stampa il suo punto di vista sui casi di pedofilia e violenza sessuale all’interno della Chiesa:

«E poi su quali basi la giustizia umana santifica l’omosessualità e demonizza la pedofilia?
(…)
Nessuno osa più comandare, si pretende dalla Chiesa il dialogo invece della disciplina. Ci si scandalizza del sacerdote molestatore, poi però il vescovo diventa un odioso despota se nega l’ingresso in seminario ad un gay.
(…)
Chi dimostrava tendenze gay veniva messo fuori. Poi il no alla discriminazione ha permesso l’ingresso in forze degli omosessuali e ora la Chiesa paga quell’imprudenza.
(…)
Si resta casti solo se si ha fede salda, fiducia nella vita eterna. Il deficit non organizzativo, ma di fede. E non si risolve abolendo il celibato ecclesiastico perché l’80% sono casi gay. Deviazioni sessuali di preti che mettono le mani addosso agli uomini e ai ragazzini».

Il tenore del Suo intervento, Dottor Messori, mi induce a dubitare del fatto che Ella abbia mai posseduto un vocabolario della lingua italiana; tuttavia, nel caso in cui ne conservasse una copia in cima a qualche dimenticato scaffale, Le consiglio vivamente di fare un’eccezione e consultarla: dopo aver soffiato tra le pagine impolverate, scoprirà con meraviglia che le parole “omosessuale” e “stupratore” non sono sinonimi.
Dia retta: per il futuro lo tenga a portata di mano, quel vocabolario. Vedrà che Le sarà utilissimo ad evitare altre brutte figure.

(*) Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832)