La cruna dell’ago

February 25, 2008

Leggo qui che il Sommo scarpette rosse (a cui va tutto il nostro grazie per il materiale quotidiano su cui noi miscredenti nullafacenti dissertiamo) si è slanciato in una lunga lettera a genitori, insegnati e sacerdoti su come educare i pargoli.

Ogni giorno quest’uomo (se ci è permesso definire così tale illuminata creatura) mi sorprende per la sua grande capacità di manager delle anime. Come non vedere i frutti della sua opera non solo per il gregge ma anche per i pastori. Le sue divine direttive, impartite ancora prima di essere elevato sul divino scranno, avvicinano le anime al Signore. Come non vedere che i pastori che segueno le vie da egli indicate in ogni parte del mondo educano il pargolo ai misteri del Signore e al contempo avvicinano l’anima del servo di Dio a quella condizione di povertà e umiltà tale da passare per il proverbiale ago (non prima di essere passati per altre strette vie, ma un po’ di esercizio ci vuole che diamine). Due piccioni con una fava insomma.

Di fronte a cotanta capacità, di illuminata sapienza, di suprema ispirazione non posso che riconoscere in quest’uomo il segno della presenza di qualcosa di superiore, di una verità che vuole entrare in noi fino dalla tenera età (non importa da quale via) a cui noi tutti dobbiamo affidare i nostri figli anima e corpo (non necessariamente in quest’ordine).

Speranzosi di ricevere ancora nuove illuminazioni ringraziamo il Sommo per la sua benevolenza e ritorniamo al nostro quotidiano fardello ricordando che anche questo è parte di quella suprema verità e che pertanto accettiamo con gioia.

Federico Alfero

In Ritardissimo…

October 8, 2007

Eh no… non si fà così, è tutta una vita che voglio liberarmi di questo pensiero, urlarlo al mondo dal pulpito di Capriccioli.
E lui chè fà?
Ti tarpa le ali in questo subdolo modo “(quindi niente foto porno, niente apologie di reato, niente citazioni troppo lunghe di Volontè)”

Ma io non ci sto…
Capriccioli, non puoi limitare la mia libertà di espressione!

VOLONTE’… SEI UN ATTORE PENOSO!!!

Ecco!

BLEEK

In questo periodo di clericalismo galoppante lo scontro tra laici e non si fa via via più acceso e polemico.

La difesa e promozione delle istanze laiche sono, almeno in Italia e almeno nelle sedi più pubblicizzate, per lo più affidate a persone che tendono ad assumere una posizione estremamente scientifica. Il che sarebbe ottimo, se non fosse che la posizione è anche, quasi sempre, esclusivamente scientifica.

Penso soprattutto ad Odifreddi, in quanto campione de facto della UAAR, di cui sono socio – ma le sue stesse posizioni sono condivise più o meno esplicitamente, mi pare, dalla maggior parte dei laici che conosco.

Va benissimo, ad esempio, far notare che (quasi?) tutti gli uomini si lasciano andare a superstizioni pur, magari, essendo premi Nobel per la Fisica.
Quando però si dice che questo fatto è dovuto all’educazione che si riceve da piccoli, tutta all’insegna della manipolazione religiosa (Il matematico impertinente, p. 78-9), si dice solo parte di quel che c’è sotto.

Va abbastanza bene far notare che è la scienza che descrive correttamente il mondo.
Quando però si lascia pensare che i miti invece sono solo favole inutili (Il matematico impertinente, p. 25), di nuovo si tace molto.

Va benissimo dire che la Letteratura può essere analizzata dal punto di vista matematico. Ma dire che le nuove sedi della critica letteraria dovrebbero essere i dipartimenti di Matematica (Il matematico impertinente, p. 158) mi sembra francamente eccessivo.

Consiglio ad atei meno “asciutti” e non (come almeno pare qui il caso) freddamente razionali di leggere l’ottimo libro di Steven Pinker, Tabula rasa, da cui cito (p. 91-4):

Il cattivo riduzionismo […] consiste nel cercare di spiegare un fenomeno nei termini dei suoi minimi o più semplici componenti. […] il semplice fatto che un piolo a pianta quadrata non s’adatta a un foro rotondo non può essere spiegato in termini di molecole e atomi, ma solo a un più alto livello di analisi che implica la rigidità […]. Anche se la prima guerra mondiale non è consistita che in un numero di quark estremamente alto in una configurazione estremamente complicata, non si guadagna granché, quanto a comprensione, a descriverla in questo modo.

Il riduzionismo buono […] non sostituisce un campo della conoscenza con un altro, ma li connette […].

I grandi pensatori nel campo delle scienze della natura umana non hanno dubbi sul fatto che la vita mentale va compresa a numerosi livelli di analisi, non soltanto al più basso.

Ci sono, spiega Pinker, dei tipi di approcci alla realtà che sono già “previsti” nel nostro cervello – selezionati dall’evoluzione. Il che da una parte rende conto del perché materie come la Matematica sono da sempre indigeste ai più (e probabilmente sempre lo saranno), mentre fa intuire perché religioni e miti sono, al contrario, così connaturati all’uomo.
Il che non vuol certo dire che siano modalità di conoscenza migliori. Vuol però dire che un’educazione tutta e forzatamente scientifica è, stavolta si può dire, contro natura – nonché destinata a fallire.

Chiudo con un ultimo esempio. Va benissimo dire che la musica può essere studiata dal punto di vista matematico. Ma dire che la musica è solo contare senza sapere di contare è davvero riduzionismo eccessivo.
Rimando, per una discussione (anche) di questo luogo comune, all’ottimo articolo di Marco Mangani sull’ultimo numero de L’Ateo.

Massimo Redaelli


cerco un’idea originale da scrivere per il REGALAUNPOSTDAY.
Parlare male del Papa? Troppo facile. E poi il padrone di casa magari non apprezza… l’invasione di campo intendo.
Far notare quanto siano assurdi i discorsi di certi bei tomi quali: Volontè Binetti e compagnia cantando? Scontato.
Laicità? Diritti civili? Birmania? Anche solo un par d’orsi marsicani, diavolo! No, non ci siamo…
Declamare una mia poesia? Ma se il massimo che ho scritto in quarant’anni è stato:
Senti il mio cuor che sfrigola per te come frittura di paranza fresca…
Proporre enigmi: se 10 persone prendono una mela a testa da un cesto con 10 mele dentro, è possibile che ne rimanga una nel cestino? Risposta Naaa, non va.
… e mezzanotte si avvicina… uffa.
Ok, prometto che per il prossimo RUPD (regala un post day) sarò pronto!

Pax

La parte sbagliata

October 8, 2007

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.
Ci vogliono sfrattare anche da lì.

postato da Galatea

Lettera al direttore

October 8, 2007

Milano, 08/10/2007

Alla cortese attenzione del
Sig. Metilparaben

Egr. sig. Metilparaben,

mi sento in dovere di manifestarLe con la presente il mio più totale sconcerto per l’incresciosa e inquietante lascivia alla quale il suo blog si è oggi abbandonato, consentendo non solo l’accesso, ma finanche il pubblico eloquio ad estranei, blogger di passaggio e personaggi poco raccomandabili, tutti in qualche modo legati alla lobby massonico-ebraico-radical-chic, in linea con l’imperante tendenza libertaria e relativista che sta portando la blogosfera alla perdizione.
Mi preme ricordarLe che il blogging eterologo multiautore è una linea editoriale intrinsecamente disordinata, che promuove la decadenza del blog tradizionale e dei suoi valori, nonché il flirt occasionale tra blogger e bloggeuse.
Conseguenze di un tale disordine morale sono il senso di colpa, l’irrequietezza, l’irregolarità intestinale, l’insoddisfazione e la noia, che portano nuovamente a ricadere nell’errore e nell’ambiguità, creando un circolo vizioso che La porterà ogni volta, come oggi, ad appaltare il suo spazio web soltanto perché (e lo dico a costo di scomunica) non Le va di scrivere un cazzo.

Cordiali saluti,

Aioros

Linate, 8 ottobre 2001

October 8, 2007

8 ottobre 2001: disastro aereo di Linate.

Il sito del Comitato 8 ottobre 2001.

La ricostruzione su Wikipedia.

(Thomas Bernhard)

Onnipotenza

October 8, 2007


Giudici 1:19

“E il Signore fu con Giuda; ed essi scacciarono gli abitanti del monte; ma non poterono scacciar gli abitanti della valle; perchè aveano de’ carri di ferro.”

(Nihil)

Maycomb, Alabama.
C’è un uomo che vive dall’altra parte del cancello. Abita in una casa buia e non esce mai. Si dice che un giorno abbia accoltellato suo padre. Anche solo toccare la sua casa è considerata una prova di coraggio. “Boo” si chiamava. Boo Radley. Arthur “Boo” Radley. È il mio vicino e non lo conosco. Mi fa paura anche se non l’ho mai visto. Finché ci ha salvato la vita. A me e a mio fratello.
“Il buio oltre la siepe” è il titolo italiano del romanzo di Harper Lee, un romanzo su razzismi e pregiudizi che ha fatto venire alla mia mente in rapida successione tutte le volte che ero io a pregiudicare: quando stringevo a me la borsa sull’autobus o quando a pelle pensavo “quello è uno stronzo”. Ma anche a tutte le volte in cui la vittima del pregiudizio ero io.
Qualche volta il buio passa al di qua della siepe. Ma qualche volta si rischiara. Io sono contenta tutte le volte che mi passa la paura e riesco a varcare il cancello.

Camilla


Febbre, una notte passata insonne, tagliando l’aria da respirare con il puro estratto del suono di parole non udite. Tè e cioccolato nero, tabacco e propoli, amaro, menta, cannella. Risalta quella scritta, “Save the mind”, su una maglietta ormai logora dall’uso. Risalta l’immobilità di un corpo portato alla accelerazione massima, acceca come un raggio di sole su uno specchio l’illusione di chi continua a vivere la propria particolarità di fronte a un mondo che non si chiede (perchè cambiare?) . Pietrifica chi si ciba, si inebria del proprio essere, si stupisce e si ubriaca dei propri desideri, e ancora stordito dal piacere che ne trae ama illudersi subito dopo che sia solo una questione di tempo, che domani sia ancora lì lo spazio per crederci, e fare. Che in fondo una cultura particolare e forte, sentita e viva, trovi sempre per esprimersi un rifugio. La mente corre, giustifica nei meandri del tempo quei muscoli immobili, dominati da una irrazionale negazione dell’agire, da una ormai lontana percezione dell’esatta distanza fra causa ed effetto. Giovani infelici, che vivendo al di sopra di sè stessi e delle proprie possibilità finiscono per non esserne più padroni. Le menti aspettano che la fata morgana si sia mossa, prima, che si sia cibata delle loro coscienze, della loro capacità di provare sentimenti. La falsa tolleranza li ha resi disinibiti, indipendenti, ma afasici. La tensione, la liberazione, la conquista non sono più le chiavi del moto interiore, la forma, il comportamento, lo schema apparentemente senza regole in cui si muovono regala quotidianità sopportabili non desiderate. I desideri non ci pesano più, esprimerli sarebbe come ammetterli a sè stessi, e questi non seguono mai i comportamenti migiori. Una libertà regalata, dice Pasolini, una libertà che uccide la libertà.

Dedicato ad una persona libera.

Cristina