Abusi percentuali

June 1, 2007

Anche durante la trasmissione Annozero di ieri sera Don Fortunato Di Noto ha avuto modo di ripetere con una certa soddisfazione che solo l’1% dei casi di pedofilia in Italia sono imputabili ai sacerdoti: ora, anche volendo fingere di non sapere, per amor di discussione, che la maggior parte degli abusi sui minori commessi dai preti non vengono denunciati, proviamo a fare qualche calcolo.
Gli abitanti italiani in età adulta sono grosso modo 50 milioni, mentre i sacerdoti che operano nel nostro paese sono circa 50.000, il che equivale a dire che per ogni prete ci sono più o meno mille cittadini; coerentemente con tale rapporto, sarebbe lecito aspettarsi che le violenze sessuali su minori commesse dai sacerdoti fossero una su mille, mentre invece i dati (quelli citati da loro, non quelli subdolamente artefatti da parte della lobby anticlericale) rivelano che sono una su cento, cioè ben dieci volte di più.
Insomma, Don Fortunato Di Noto ha placidamente affermato che, fatte le debite proporzioni, la percentuale di pedofili tra i preti è dieci volte maggiore della percentuale di pedofili tra i comuni cittadini.
Cosa avesse da essere soddisfatto, ancora me lo domando.

Prova contraria

May 31, 2007

Don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, su Avvenire di oggi:

«I dati ufficiali del Viminale parlano chiaro: il 30% degli abusanti sono conoscenti o partner occasionali della madre, il 19% familiari, poi vengono gli extrafamiliari: operatori della scuola, educatori dei circoli ricreativi, allenatori, eccetera, e solo in coda, per l’1%, sacerdoti o catechisti. In 20 anni le denunce in Italia a sacerdoti presunti pedofili sono una quarantina».

Davvero singolare, la difesa d’ufficio di Don Di Noto, il quale cerca di dimostrare che non vi sia omertà da parte della Chiesa basandosi sulla circostanza che le denunce per pedofilia contro i sacerdoti sono assai poche.
Un po’ come se uno volesse provare la propria innocenza portando al giudice l’arma del delitto. Con le proprie impronte sopra.

Omertà telefonica

May 19, 2007

«Pronto?»
«Sì, chi è?»
«Sono io, ti disturbo?»
«Insomma, ero in piscina. Dimmi».
«Senti, io sarei un po’ preoccupato…»
«E ti pare che tu non sei preoccupato per qualcosa? Che c’è stavolta, sentiamo?»
«Sai quel documentario, quello della BBC…»
«Sì, sì, vuoi che non lo conosca? Ho internet pure io, cosa credi?»
«Ecco, allora se l’hai visto anche tu converrai che l’argomento è delicato e…»
«Macché converrò e delicato, per quattro segaioli che si scambiano i link sui blog, figurati…»
«Sì ma questi sono documentati, riportano i testi originali, li diffondono…»
«Questa è bella! E secondo te la gente li legge davvero? Ma smettila, che sei patetico!»
«Scusa, ma poi se quacuno va davvero a guardarsi tutto…»
«Vuoi che si leggano da cima a fondo una circolare di 40 pagine in latino
«Sì, ma c’è pure la traduzione in inglese, e…»
«Fa lo stesso, dopo tre righe si stufano, chiudono il pc, accendono la tv e si guardano la partita».
«Però c’è anche il sunto su Wikipedia, e poi la lettera, quella del 2001…»
«Wikipedia abbiamo già detto chiaramente che è un sito inattendibile perché ci scrivono porci e cani, e la lettera senza aver letto la circolare non si capisce neanche, per cui ti stai agitando per niente».
«Sarà. Ma io sono preoccupato…»
«Che pazienza ci vuole con te, figlio mio. E dire che prima della nomina io li avevo avvertiti, che eri un cacasotto… Vabbe’, fai una cosa, così stai tranquillo e non mi rovini il week end».
«Grazie, dimmi».
«Fai scrivere un articolo da qualche parte, magari su Avvenire, si dica che ‘sto documentario è una bufala, un attacco terroristico, un’infamia… ecco sì, fai scrivere proprio che è un’infamia, che è sempre una parola che colpisce».
«Ma come lo motiviamo, scusa?»
«E quando mai c’è stato bisogno di motivare? Basta dire che non è vero, che sono una massa di laicisti che schiumano bile per il successo del Family Day, impapocchiare tre parole messe in croce, ed è fatta. E adesso ti saluto che devo nuotare. Ciao».
«No, scusa, aspetta».
«Che c’è ancora?»
«E se qualche blogger si mette a confutare pure l’articolo?»
«Lo faccia pure, tanto i blog hanno i giorni contati».
«Cioè, in che senso? Li vuoi proibire?»
«Ci stiamo lavorando».