Premio giornalistico "Un uomo, un perché". Capitolo 7): Assuntina Morresi

November 13, 2007

Carissimi,
la tappa numero 6 del nostro concorso ha registrato l’ennesimo risultato plebiscitario; d’altra parte la frase vincitrice di Eugenia Roccella è di quelle destinate a rimanere nella storia:

«Non ci siamo riusciti. Non siamo riusciti a trattenere in vita Piergiorgio Welby».

Ciò detto, veniamo alla puntata odierna, nella quale vi sottopongo le perle di un altro vero e proprio pezzo da novanta: si tratta di Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, nonché editorialista di Avvenire, l’Occidentale, il Foglio e tanti altri ancora.
Anche stavolta, me ne rendo conto, scegliere potrà essere un problema: perciò vi toccherà armarvi di santa pazienza e leggere il tutto almeno un paio di volte prima di procedere.
Come di consueto votate, votate, votate.
E andate a messa ogni tanto, razza di miscredenti.

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Sarebbe bene invece tenere a mente che i fedeli cattolici sono sparsi in quasi tutto il globo terracqueo. (L’Occidentale, 1° novembre 2007)
L’uso della contraccezione non sembra far diminuire drasticamente, sempre e comunque il numero degli aborti, o quantomeno non argina il fenomeno. (L’Occidentale, 30 ottobre 2007)
Come se la partita della scienza non fosse l’eterna sfida tra la ragione umana e la possibilità di comprendere il significato della realtà, ma il tentativo – finora inutile – di sostituirsi a Chi quella realtà l’ha creata. (Avvenire, 7 ottobre 2007)
La diagnosi preimpianto, invece, non ha nulla a che fare con la salute della donna, ma introduce la possibilità di scegliere il figlio in base al patrimonio genetico: tu sei sano, ti prendo, tu sei malato, ti scarto. (L’Occidentale, 26 settembre 2007)
C’è dell’altro, c’è di peggio (dell’11 settembre, n.d.r.). Sto parlando del fatto che un uomo e una donna possono concepire i propri figli in un laboratorio, fabbricarne tanti e decidere di scegliere il migliore, quello che è venuto meglio, e di buttare nel cesso quelli brutti, o malati, o che forse si ammaleranno un giorno. Oppure li congelano. (StranaU, 11 settembre 2007)
Si vuole giocare a fare Dio, cercando di far nascere nuovi esseri dall’identità indefinita e indefinibile. (Avvenire, 6 settembre 2007)
Marcare con un colorante il feto selezionato, per sopprimerlo senza commettere errori: espressioni che, nel migliore dei casi, evocano pratiche veterinarie – di solito si marcano le greggi, le mandrie, oppure gli esemplari malati o difettati, o comunque con qualche particolarità. Nel peggiore, invece, ricordano i lager nazisti. (L’Occidentale, 28 agosto 2007)
In altre parole, con il tentativo di costruire nuove forme di vita in laboratorio si abbatte la barriera fra esseri viventi e materia inerte. (Avvenire, 12 luglio 2007)
Quando si cancellano le parole madre e padre, si cerca di riscrivere tutta l’umanità. Ciò che unisce tutti questi provvedimenti è il tentativo di eliminare i limiti dell’uomo. (Ariminol.it, 3 marzo 2007)
Per Welby i Radicali hanno proposto una veglia notturna, un’espressione con cui di solito si intende una precisa preghiera comunitaria cristiana, che non poteva non richiamare il grande indimenticabile malato, Giovanni Paolo II. (Il Foglio, 28 dicembre 2006)
Bisogna cominciare a rendersi conto che forse Welby non sarebbe arrivato a chiedere di morire se avesse accettato di farsi sostenere non solo nella respirazione. (19 dicembre 2006)
Contro la RU486 ci ha unito l’ostilità nei confronti della banalizzazione dell’aborto, che niente ha a che fare con l’eliminazione delle sofferenze fisiche o psicologiche, ma porta con sé una nuova solitudine femminile. (Avvenire, 3 luglio 2006)
Nessuno vuole avere a che fare con l’arcaica fisicità dell’aborto, nessuno ne vuole condividere il peso. Molto meglio trasformarlo in procedura apparentemente asettica, e ridurlo concettualmente all’assunzione, semplice e pulita, di una pillola. (Avvenire, 15 giugno 2006)

5 Responses to “Premio giornalistico "Un uomo, un perché". Capitolo 7): Assuntina Morresi”

  1. anskij said

    lo sapevo che potevo contare ciecamente su di te.

  2. Uyulala said

    alla fine ce l’ho fatta:

    “Nessuno vuole avere a che fare con l’arcaica fisicità dell’aborto, nessuno ne vuole condividere il peso. Molto meglio trasformarlo in procedura apparentemente asettica, e ridurlo concettualmente all’assunzione, semplice e pulita, di una pillola. (Avvenire, 15 giugno 2006)”

    Ma le frasi scartate mica le butto via, eh!

  3. Thomas Bernhard said

    Ho votato “In altre parole, con il tentativo di costruire nuove forme di vita in laboratorio si abbatte la barriera fra esseri viventi e materia inerte”.

    Forse non è la migliore, ma credo che per la signora abbia un sapore autobiografico. Il suo cervello ha da un pezzo abbattuto la barriera fra il vivente e l’inerte.

  4. capemaster said

    “Bisogna cominciare a rendersi conto che forse Welby non sarebbe arrivato a chiedere di morire se avesse accettato di farsi sostenere non solo nella respirazione. (19 dicembre 2006)”

    Sublime

  5. aleg said

    Ho votato “Bisogna cominciare a rendersi conto che forse Welby non sarebbe arrivato a chiedere di morire se avesse accettato di farsi sostenere non solo nella respirazione”
    Insomma, il concetto sembra essere: bisogna cominciare a rendersi conto che certamente Welby aveva una malattia gravissima e soffriva come un cane, però era un po’ pure colpa sua….

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